Crema di radici con mazzancolle... alla ricerca delle (buone) radici


In estate è ormai nostra consuetudine da qualche anno, fare vacanza in Trentino Alto Adige. Nel tempo abbiamo variato i luoghi, arrivando anche negli angoli più lontani e sperduti del suo meraviglioso territorio, visitando posti e paesaggi davvero splendidi.
In Trentino, e molto di più in Alto Adige, i castelli abbondano e ne abbiamo ormai visitati parecchi, ognuno con le sue storie e con i suoi aspetti peculiari, che trovo sempre così affascinanti ed è
una tappa obbligata, quando si passa per il centro della città di Trento, la visita al Castello del Buonconsiglio.
Qui si trova quella "perla" che è la stanza del Ciclo dei dodici mesi nella Torre dell'aquila, completamente affrescata con le raffigurazioni del lavoro in epoca medievale, suddivise di mese in mese. Una cosa veramente bella e meritevole di una visita. Adoro immaginare la vita delle persone in quei tempi dove erano le stagioni e la forza dell'uomo e della natura a scandire i ritmi della quotidianità. E' ormai d'uso comune fornire i turisti di registratore con auricolari, per permettere spiegazioni anche in lingue differenti con un solo strumento, invece di una buona guida turistica, con la quale poter condividere qualche curiosità. Peccato, perché non mi sarei lasciata sfuggire la possibilità di soddisfare le mie "domande a tema" (eh!).
Durante questa visita mi ha molto colpito sapere che i contadini dell'epoca, coltivando la terra e dovendo il frutto del proprio lavoro al proprio Signore, oltre che per gli approvvigionamenti delle forze militari, potevano trattenere ben poco per sé e per il proprio sostentamento: per legge infatti toccava loro solo quel che cresceva sotto la terra.. ovvero le radici.
Ricordo di aver allora pensato a quali tristi piatti dovevano essere serviti in quelle case, già provate da tanta fatica.
Tra le altre cose, nella stessa vacanza ma in altra sede, ho sentito la spiegazione sull'origine della grappa, che pare proprio avere i suoi natali nel cercare di riutilizzare quanto toccava ai contadini, dopo che per il Signore si era vinificato, appunto le vinacce che restavano dopo la fermentazione del mosto. Esse venivano letteralemente gettate ai contadini come scarto. Se di necessità si è imparato a far virtù, come non essere riconoscenti di tanto risultato!
Mi raccordo al pensiero di estrema "povertà" fatto in quella mia vacanza e raccolgo una sorta di mia sfida personale, per proporre una zuppa realizzata solo con le radici, ovvero esclusivamente verdura che cresce "sotto la terra".
Mi piace pensare che, a parte la necessità di ovviare all'uso del frullatore ad immersione, anche a quei tempi fosse possibile realizzare un piatto capace di essere buono e, per occasioni speciali di festa, anche elegante. Quindi ho aggiunto delle mazzancolle, pensando ai gamberi d'aqua dolce che si potevano trovare nei ruscelli dei nostri boschi (attenzione, perché oggi sono una specie a rischio!)


Vellutata di radici con mazzancolle
per 4 persone

200 gr. topinambur
200 gr. patate
100 gr. sedano rapa
1 porro
1 scalogno
dado vegetale
olio extravergine, sale e pepe
15-20 mazzancolle o gamberi
1 bicchiere di vino bianco secco

Tritare scalogno e porro e soffriggere dolcemente. Aggiungere le patate, il sedano rapa ed il topinambur, che avrete prima preparato pelati e poi a pezzettoni. Tostare un poco e poi aggiungere acqua tiepida e dado vegetale, coprendo appena oltre le verdure. Io ho cotto con la pentola a pressione, 15 min. dal fischio, oppure a pentola normale, coprendo e lasciando andare fino a che le verdure saranno morbidissime, circa 40 min. Frullare tutto vellutando bene.

In una pentola antiaderente, tostare dolcemente le mazzancolle con poco olio, sfumare col vino bianco e lasciar andare alcuni minuti, fino a che si formi un leggero e saporito brodetto. Regolare di sale e impiattare la zuppa, con le mazzancolle che a vostro piacimento potranno essere state pulite, parzialmente o totalmente. Io ho scelto di pulirle del filetto ma di lasciare le teste. I gusci li ho aggiunti in fase di cottura, per insaporire il fondo, una sorta di mini-fumetto che va anch'esso aggiunto -filtrato- alla zuppa insieme alle mazzancolle.

Questa ricetta è stata ri-pubblicata per il contest di Acquaementa, Le nostre radici: l'avevo pubblicata tempo fa, agli esordi del blog, ma mi è parsa assolutamente in tema, soprattutto per il pensiero da cui era nata. E poi non è male, a  volte, riportare fuori dal profondo dimenticatoio dei nostri blog, qualche ricetta (e relativo pensiero) meritevole di attenzione.

5 commenti

  1. no sapevo di questo contest molto interessante e utile.mi piace questa crema molto delicata e salutare!!

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  2. Ciao Cinzia ! E' una crema delicata e immagino deliziosa... topinambur e sedano rapa sono sapori decisi ma sottili....che ben si accostano con il pesce. Complimenti !!! ciao !!!!

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  3. Ma che meraviglia questo racconto! Mi piacerebbe saperne di più su questa legge del "solo quel che cresceva sotto la terra", quali piatti della tradizione povera contadina ha generato... Ci stanno arrivando non solo tante belle ricette, ma anche ricche di informazioni e di "chicche"! Grazie mille per la splendida ricetta e per il meraviglioso post, aggiungiamo subito alle ricette partecipanti! (noi in compenso abbiamo preparato due ricettine per il vostro di contest, le pubblichiamo presto!)

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  4. Adoro il Trentino mi piacciono le tradizioni legate alla terra e le ricette con poche cose che sapevano i nostri vecchi rendere uniche.... Forse dovremmo tornare anche noi ad avere un po di austerity per poter far girare le idee e per creare tante buone ricette con quello che la natura ci regala, ma chissà se ne saremmo ancora capaci..... Questa ricetta è golosa con l'aggiunta delle mazzancolle poi devo dire anche molto chic :-) Buona serata cara Cinzia!

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